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La storia di Gianni AGNELLI ||| L’avvocato
Giovanni Agnelli, detto Gianni, nasce a Torino il 12 marzo 1921, è il secondo di sette figli.
La madre Virginia Bourbon del Monte, metà romana, metà americana, appartiene a una famiglia ricchissima, è una donna anticonformista, amante delle feste, dei divertimenti. Promiscua, fatto assolutamente inusuale per l’epoca.
Il padre Edoardo Agnelli è il figlio di Giovanni Agnelli senatore e fondatore della FIAT.
Gianni cresce a Torino principalmente sotto gli occhi della tata inglese.
È un ragazzo indisciplinato, dispettoso con le sorelle e non va bene a scuola. La vita nella prima parte della sua adolescenza è leggera, spensierata, almeno fino a una tragica domenica del 1935.
Edoardo Agnelli poco più che 40enne si trova in vacanza a Forte dei Marmi e deve tornare a Torino. Per arrivarci più velocemente decide di andare a Genova in idrovolante insieme all’esperto aviatore Arturo Ferrarin. Il velivolo durante l’ammaraggio urta contro qualcosa in acqua e si ribalta. Edoardo che si era alzato per ammirare la manovra, sfonda il vetro e viene colpito brutalmente in testa dall’elica. Morirà nelle ore successive.
È la prima di una serie di morti che colpirà, come una maledizione, una delle famiglie, una delle dinastie più potenti della storia d’Italia.
La morte di Edoardo, non cambia solo la storia del ‘900 italiano, perché se fosse vissuto, i fatti che stiamo raccontando sarebbero diversi, ma soprattutto quella della famiglia Agnelli e in particolare di Gianni.
Quel ragazzo, quel bambino, che ha solo 14 anni non lo sa ancora, ma rappresenta la continuità familiare in un’impresa, la FIAT, attorno alla quale migliaia di lavoratori vivono e sperano. Da questo momento inizia una lunga lotta interna tra la madre Virginia, decisa a risposarsi pochi mesi dopo la morte del marito, e il suocero, che non glielo consentirà, per l’affidamento dei 7 bambini. La faida termina con un compromesso.
Il nonno Giovanni diventa la figura più importante nella vita di Gianni, gli insegna a dirigere la FIAT, lavora per consegnargliela come unico erede.
Lo manda negli Stati Uniti, per mostrargli quanto fosse più avanti dell’Italia. Lui si innamora di quel paese, della mentalità così diversa da quella italiana.
La fortuna del nonno arriva da lì, dall’aver scoperto nel 1906 la Ford a Detroit, fondata da Henry Ford, fatto che gli permetterà di comprendere che il futuro dell’auto sarebbe stato nella produzione di massa. Da quella idea nascerà la FIAT, l’azienda che diventerà il pilastro dell’industria Italiana.
Nel 1939 scoppia la Seconda Guerra Mondiale e Gianni sente il dovere di combattere nonostante la contrarietà del nonno. Nel 1941 parte come ufficiale di cavalleria, partecipa alla Campagna di Tunisia. Tra il ‘42 e il ‘43 cadono le bombe sulla FIAT e Gianni è costretto a tornare, Giovanni lo vuole al suo fianco.
Dopo la caduta di Mussolini le fabbriche devono essere ricostruite e il nonno, anche senatore, prova a salvare l’industria cercando un equilibrio tra il Comitato di Liberazione Nazionale, il governo provvisorio e gli angloamericani.
Giovanni viene accusato di aver collaborato con Mussolini e il regime fascista, gli viene proibito di mettere piede nella fabbrica che lui stesso ha creato. Un dolore immenso che lo porta rapidamente alla morte, nonostante l’assoluzione, all’età di 79 anni, senza riuscire a rimettere piede in azienda.
Un momento tragico per gli Angeli che tre settimane prima avevano subito anche la perdita della madre, Virginia, morta in un incidente stradale, il che rende i 7 figli orfani, senza nessun riferimento famigliare e con un’azienda sulle spalle in giovane età. Gianni, in quel momento, è a capo di un impero che fattura 15 miliardi di lire l’anno.
È giovane, inesperto, non è chiaramente l’uomo giusto per guidare l’azienda. La ricostruzione della FIAT infatti passa dalle mani di Vittorio Valletta, ex braccio destro di Giovanni, estromesso dalla direzione per collaborazionismo e reintegrato nel consiglio di amministrazione nel 1946. Valletta diventa amministratore delegato con il favore del principale azionista, la famiglia Agnelli, rappresentata da Gianni. Famoso è l’aneddoto secondo il quale Vittorio mise il 25enne davanti all’alternativa di guidare la FIAT in prima persona oppure di delegare a lui la gestione: “I casi sono due: o lei fa il Presidente o lo faccio io” pronta la risposta di Agnelli “Professore, lo faccia lei”.
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