Il Padre Nostro e l’Eucarestia nel Vangelo di Matteo

Il Padre Nostro non è solo la preghiera centrale nel cristianesimo, ma è anche, come del resto quasi tutto il Nuovo Testamento, una testimonianza delle sue radici ebraiche. Quando leggiamo i Vangeli, ci imbattiamo in due versioni di questa preghiera: una in Luca e l’altra in Matteo. Sebbene entrambe siano profonde e significative, è la seconda ad aver trovato una risonanza particolare, diventando la formula che la maggior parte di noi conosce e recita. E non è un caso. La versione di Matteo, un po’ più ricca e articolata, si distingue per la sua capacità di toccare corde profonde, intrecciandosi strettamente con altre preghiere fondamentali dell’ebraismo, come l’Amidah, il Kaddish e lo Shemà. Queste preghiere, già probabilmente diffusissime ai tempi di Gesù, hanno offerto un linguaggio religioso condiviso che ha permesso al Padre Nostro di risuonare con una forza unica. Da soli o in comunità, i primi credenti in Gesù Messia pregavano con quelle parole, connettendosi nello stesso tempo non solo tra loro, ma anche, sebbene via via in modo sempre più inconsapevole, con il loro patrimonio spirituale originario. L’altro importante motivo, che ha reso il Padre Nostro di Matteo la formula preferita, è il suo essere parte del “Discorso della Montagna“, un contesto evocativo autorevole e di grande peso teologico, che ne ha facilitato l’accoglienza nella pratica quotidiana, specialmente liturgica, fin dai primissimi secoli. A queste premesse favorevoli al suo successo spontaneo, si è unita l’accettazione e la promozione da parte dei Padri della Chiesa e delle autorità ecclesiastiche, che hanno assicurato la versione di Matteo come la formulazione “standard“ della preghiera, simbolo dell’unità e della continuità della fede cristiana. Tenuto conto di questo suo speciale “status”, il “Padre Nostro” di Matteo non si può definire come una semplice preghiera. È quasi un simbolo, nel senso in cui lo è il “credo”, cioè una sintesi della fede e della pratica stessa di tutta la Chiesa. È il sedimento (“depositum”), la concentrazione distillata di un modo di sentire e vedere il mondo e l’opera di Dio in esso, per sperare, credere e agire di conseguenza. È la reiterazione continua di una scoperta, la presa di coscienza di una relazione speciale con Dio, il Padre di Gesù, collocata nel cuore pulsante della Rivelazione. Se la Lettera agli Ebrei (Cfr. 4, 12-16) paragona la Parola divina a una spada che penetra tra l’anima e lo spirito, il Padre Nostro ne è la punta, il luogo dove avviene l’incisione, dove il grido umano incontra l’ascolto divino. In altre parole, il testo di Matteo esprime, in forma di preghiera, il cuore del messaggio di Gesù alla luce del Mistero Pasquale. Dunque, è proprio alla luce del Gesù Messia e della sua Passione, morte e Resurrezione che il Padre Nostro assume il suo significato più profondo. Abbonati a questo canale per accedere alle LIVE riservate e altri vantaggi: Ringrazio in particolare per questo video i miei Mecenati e Sostenitori: Piero Busi Giovanni Mattera Annunziata Pensavecchia Giovanni Beretta Copertine, illustrazioni e montaggio video di Michele Spaticchia Se vuoi essere sempre aggiornato e non perderti più un video o una diretta, iscriviti al canale Whatsapp del prof: 👉 Se ti piace il mio progetto divulgativo di cultura religiosa, sostieni il canale mettendo un “mi piace“ e iscrivendoti. 👉 Se vuoi darmi una mano concreta, abbonati al canale. Potrai accedere ai video LIVE riservati alla community degli “Alunni“, “Studiosi“, “Sostenitori“ o “Mecenati“: 👉 Per una donazione “una tantum“, anche piccola, puoi invece cliccare qui: Oppure: 👉 Iscriviti alla mia Newsletter: 👉 Fai i tuoi normali acquisti da questo link: 👉 Acquista i miei libri, per esempio questo: 👉 Visita il mio blog: 👉 Ascolta il mio podcast (lo trovi su Spotify, Amazon ma anche su tutte le altre piattaforme): 👉Per approfondimenti, c’è il mio libro sulle parabole su Amazon Libri:
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