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Le auto nascono - di solito - intorno ad un tavolo a cui siedono amministratori delegati, ingegneri, capi della finanza e del marketing, ma nel caso della 33 Stradale c’erano per la prima volta dei nuovi attori: i potenziali clienti, collezionisti e storici di Alfa Romeo, i più esperti conoscitori del marchio. Perché? “l’ambizione è di scrivere il futuro del marchio con il totale rispetto della sua storia unica“ ha detto Jean Philippe Imparato, CEO Alfa. Rispetto, questa è la parola chiave.
Potente davanti, slanciata di fianco, brutale al posteriore, il punto più alto arretrato al centro del tetto, i “cofanghi“ davanti e dietro, aerodinamica da CX 0,375, porte ad elitra, grandi feritoie laterali per far respirare... cosa? Probabilmente il colpo di genio per questo modello, sostenuto dallo slogan motivazionale “il coraggio di sognare“, è nella sua dualità: la 33 stradale, infatti è la prima supercar a nostra memoria che può essere scelta con motore termico (V6 biturbo, più di 620 CV) o del tutto elettrica (oltre 750 CV). Non c’è “contaminazione“ né via di mezzo fra i due: o dentro o fuori. E nemmeno compromessi sulla guida: la messa a punto verrà fatta a Balocco dal pilota di F1 Valtteri Bottas, ma il nome 33 Stradale non è solo un omaggio al passato, l’auto è realmente omologata per l’impiego sulle strade pubbliche. Il selettore sul tunnel centrale permette di scegliere la modalità Pista oppure Strada. Nel primo caso non ci sono limiti alla potenza erogata, acceleratore e freni (by wire) più reattivi e sospensioni rigide. Il cambio della V6 si predispone per la massima rapidità e il sound dello scarico è prepotente.
Saremmo molto curiosi di sapere quanti dei 33 esemplari verranno scelti col V6 90° da tre litri e quanti a batterie, comunque l’origine del motore termico è chiaramente un’eccellente evoluzione del “Made in Alfa“ con una potenza dichiarata di oltre 620 CV. Non sai sa esattamente quanto “oltre“ ma si deve tener conto che sulla Giulia Quadrifoglio ne ha 520 (2,9 litri) mentre la Maserati MC20 col Nettuno ne porta in dote 630. Al V6 è abbinato il cambio a doppia frizione ZF a 8 marce opportunamente evoluto e un differenziale autobloccante al posteriore, l’asse motore. Lo schema delle sospensioni è preso dal meglio dell’ingegneria: doppi bracci oscillanti anteriori e posteriori (con sollevatore di 50 mm per l’assale anteriore per gli ostacoli) e ammortizzatori attivi. Le prestazioni dichiarate della 33 Stradale non potevano esprimersi meglio di così: 333 km/h di velocità massima indicata, 0-100 in 3 secondi, spazio di frenata da 100 a 0 in 33 metri. L’uso perfetto del numero perfetto.
La versione a batterie della 33 Stradale è ancora un po’ avvolta nel mistero, ma due numeri sono incoraggianti: la potenza è di oltre 750 CV e l’autonomia stimata di 450 km nel ciclo Wltp, con una discreta possibilità che queste performance siano ottenute con tre motori, un’architettura probabilmente mutuata dalla Maserati MC20 Folgore con tecnologia a 800 volt, di cui ci era ignota la potenza, ma adesso abbiamo un sostanzioso indizio. Non ci sono dati sulla batteria, ma ragionevolmente simili performance hanno bisogno di un’accumulatore nell’ordine dei 90 kWh o più. La massa della batteria diventa preponderante rispetto alla leggerissima monoscocca di carbonio e il telaio di alluminio, quindi è fondamentale il suo posizionamento, poiché in massima parte la posizione del baricentro della vettura dipenderà da questo.
Sempre alla ricerca del compromesso ottimale fra leggerezza e rigidezza, gli ingegneri Alfa Romeo hanno fatto uso delle tecniche più recenti di lavorazione abbinate ad una realizzazione pressoché artigianale di ogni singolo esemplare. Il telaio su cui sono ancorate le sospensioni attive è di alluminio a forma di H per raggiungere la massima resistenza alla deformazione torsionale. Nella zona superiore troviamo invece una monoscocca di carbonio con alcuni inserti di alluminio nelle aree dove gli sforzi sono concentrati in aree piccole come, ad esempio, l’attacco delle porte ad elitra sui bordi.
Anche nel comparto sospensioni ritroviamo alcune certezze che da sempre distinguono le Alfa come le auto dalla guida straordinaria, e la Giulia insegna. Doppi bracci oscillanti per l’avantreno e per il retrotreno sono la geometria più vantaggiosa per il miglior posizionamento del pneumatico a contatto con la strada e il miglior controllo del volante per il massimo grado di precisione di sterzo. Al capitolo freni, che utilizzano la tecnologia “by wire“ già ben sperimentata, non è mancata la competenza di Brembo con dischi carboceramici ventilati e forati e pinze a 6 pistoncini davanti e 4 dietro, ovviamente nel colore scelto dal cliente.