Da Mosca Mark Bernardini per Visione TV. Siamo alla settimana del 10–16 luglio 2023, proseguiamo con il notiziario settimanale dalla Russia, dove parliamo non solo e non tanto di quest’ultima, quanto di quel che si dice, si scrive e si mostra nei media russi, quelli che per lo più sono democraticamente oscurati in Italia. Buon ascolto, buona visione e soprattutto buona Visione TV.
A proposito dei media russi che per lo più sono democraticamente oscurati in Italia, ho un aggiornamento. Spesso dall’Italia mi si chiede di tradurre talune notizie, ma io molte volte non ho tempo, e rimando al traduttore automatico di Google. La traduzione grida vendetta, ma è sufficiente per comprendere almeno il senso. Ebbene, dall’inizio dell’operazione militare speciale, non potete tradurre il sito del ministero degli esteri, Google risponde “Can’t translate this page”. Poi vai sul traduttore di Yandex, la traduzione in italiano fa ancora più schifo, però funziona, e questa è la prova provata.
La vicenda del piano di pace per l’Ucraina del Vaticano sta assumendo i contorni di una telenovela. Non penso di essere l’unico ad aver letto in queste settimane le notizie che si susseguivano in merito. Però mi pare di essere tra i pochi ad aver notato da subito che, a differenza, per esempio, del piano cinese e di quant’altri, nessuno ha potuto visionarlo. E allora che piano sarà?, mi ero chiesto e vi avevo domandato.
La settimana scorsa ho pubblicato un servizio su Alessandro Bertolini, il volontario del Donbass arrestato a Malpensa. Sono piovute centinaia di commenti, tra questi decine a dirmi che sia un simpatizzante di Forza Nuova, tracciando un pericoloso sillogismo, per cui Putin e tutta la Russia siano fascisti.
Tutti avrete letto del presidente ceceno Kadyrov che avrebbe dato della cagna, minacciandola di morte, alla giornalista aggredita in aeroporto nella capitale Groznyj. A dirlo è tale Rosalba Castelletti, di Repubblica, dunque sarà vero.
Un altro mio servizio della settimana appena trascorsa riguardava le dichiarazioni di Aleksej Miller, della Gazprom. In pratica, l’Ucraina impedisce il transito in territorio ucraino del gas russo destinato all’Europa occidentale, ma pretende che la Russia sia multata per non assolvere ai propri obblighi contrattuali. Bel colpo.
Ricordate, nell’ottobre scorso, il coro dei pennivendoli italiani a dire che il ponte di Crimea era stato fatto saltare dai russi? La prova provata era che a dirlo era l’Ucraina. “273 giorni da quando è stato effettuato il primo attacco sul ponte di Crimea per interrompere la logistica russa”, scrive ora sul suo canale Telegram il vice ministro della Difesa ucraino Anna Maljar, cioè mica una cittadina qualunque, riassumendo i risultati di 500 giorni dell’operazione militare speciale russa per il regime di Kiev.
Oggi voglio parlarvi di un film del 1988, dunque degli ultimi anni dell’Unione Sovietica. Si chiama “Città Zero”. Il regista di questo lungometraggio fantasmagorico è uno piuttosto famoso anche all’estero, Karen Šachnazarov. In uno scenario allegorico crittografato, avviene il crollo dell’URSS, e vi ricordo che il film è del 1988. Non cercate la trama in Wikipedia italiana, vi troverete poche parole scarne, ascoltate me. Poi capirete perché ve lo racconto. I due protagonisti che mi interessano sono Vladimir Men’šov, altro regista (giusto come esempio, “Mosca non crede alle lacrime”) che qui però fa l’attore, e il prematuramente scomparso Leonid Filatov.
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