Regia di Octávio Bezerra
Brasile, 2007
Traduzione e sottotitoli: Carlinho Utopia
con: Taís Araújo (Ana/Nzinga), Léa Garcia (Madre di Santo), Paulão (amigo di Ana), Naná Vasconcelos, Sanny Alves, Nestor Capoeira, Carmen Costa, Mestre Leopoldina
La musica è il percorso istantaneo di accesso all’anima, sensibilizza e motiva, può coinvolgere i sensi e risvegliare l’essenza. È stato il suono dell’atabaque, uno strumento a percussione considerato sacro e utilizzato nei rituali religiosi di origine africana, a condurre simbolicamente Ana verso un processo di scoperta della propria ascendenza. Il film adotta il genere musicale perché quel ritmo è stato il precursore dello sviluppo del personaggio.
Come lei stessa rivela, è figlia di “Ventre Livre“ (Ventre Libero), una legge abolizionista promulgata nel 1871 che considerava liberi i figli degli schiavi nati dopo quell’anno. Il personaggio interpretato da Taís Araújo intraprende un viaggio alla ricerca della propria identità. È attraverso un divinatorio “jogo de búzios“ (gioco delle conchiglie), che è alla base dell’intera narrazione, che Ana decide di intraprendere un viaggio per conoscere la sua cultura e i modi in cui si manifesta in Brasile.
Nzinga (1582-1663) fu la regina dell’Angola e una guerriera, famosa per la sua forza e la sua strategia di guerra. Nel film, il gioco delle conchiglie dimostra che la regina era l’antenata di Ana, quindi la sua protettrice e guida del suo destino.
Ana, interpretata da Taís Araújo, porta con sé due simbologie: la prima è che il personaggio è figlio di una schiava e di un europeo, quindi non ha la pelle tanto scura quanto quella di un africano, così come il 45% della popolazione brasiliana, portando all’identificazione con il pubblico e trasmettendo il messaggio dell’importanza della conoscenza di sé e della ricerca dell’ascendenza nera.
Il secondo è strettamente legato al primo: in Brasile, termini come “pardo“ e “mulato“ sono usati per descrivere una persona nera dalla pelle chiara, come Taís Araújo. Il film rompe con questo pregiudizio, perché il personaggio non rinuncia a identificarsi come nero o a essere accettato dai movimenti neri perper il suo essere nera dalla pelle chiara.
“Atabaque Nzinga“ non è un film popolare, ma porta con sé messaggi per tutti i pubblici. Senza molte nomination o recensioni sul web, cadrà nel dimenticatoio insieme alla valorizzazione della cultura afro-brasiliana e agli esempi di lotta al razzismo. (Estefani Panaino)